Nei primi processi per stregoneria in Italia, le donne non erano ancora definite streghe, bensì eretiche. Nel noto processo a Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, svoltosi a Milano nel 1390, le due donne vennero condannate, e bruciate sul rogo, in quanto eretiche relapse, “eretiche recidive”. Nessuno, allora, le aveva ancora chiamate streghe.
Prima di essere strega, dunque, la donna è stata eretica. Ed è proprio nell’eresia che si è sempre nascosto il suo potere e quindi la sua imperdonabile colpa. Per questo si dovrebbe partire da qui, dalla sacra eresia, per riconquistare ciò che è sempre stato nostro. Il nostro potere proibito.
Eretica, ovvero seguace dell’eresia.
Eresia, dal basso latino haerèsis, che proviene dal greco airèsis, e significa “scelta”, “elezione”, da airèo, ovvero “prendo”, “eleggo”, “scelgo”.
Nel linguaggio comune, è definita eresia una “dottrina contraria al dogma e alla fede ortodossa preponderante”.
In realtà, eresia significa fare la propria scelta, e colei che è eretica è colei che sceglie, che elegge secondo la propria volontà, che distingue e prende ciò che riconosce giusto e vero, a prescindere da qualsiasi dogma, da qualsiasi religione, morale o regola dettata da altri. Non segue la corrente, segue ciò che ritiene giusto.
Colei che sceglie di essere eretica, sceglie di scegliere.
E sceglie di essere ed esprimere se stessa. Sempre.
Prima di essere strega, la donna è stata eretica. Una donna che ha il potere di scegliere per se stessa e per la sua vita.
Un’offesa intollerabile.
Il potere più grande.
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Per i riferimenti etimologici è stato utilizzato il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, di Ottorino Pianigiani, Albrighi & Segati, Milano, 1907
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