In diversi processi per stregoneria le donne accusate e condannate venivano definite dapprima eretiche, quindi eretiche e apostate, e infine streghe. La formula completa registrata in alcuni atti processuali divenne “eretica, apostata e strega”, con alcune varianti tipiche piemontesi, nelle quali la formula diventava “eretica, apostata e masca”, in quanto masca era il termine con il quale venivano definite le streghe in Piemonte.
Questo accadde nel processo alle streghe di Levone, dove Antonia de Alberto e Francesca Viglone vennero condannate in quanto “eretiche, apostate e streghe” (1) e in quello di Rifreddo e Gambasca, dove le accusate sono definite “heretice, masche et apostate”. (2)
Abbiamo visto in precedenza che la parola eretica ha il primitivo significato di “colei – o colui – che sceglie per se stessa”, in quanto l’etimologia di eresia definisce la capacità di scegliere e decidere per proprio conto. La parola strega richiama il vasto e misterioso mondo notturno dei rapaci in grado di volare e vedere nel buio. Meno conosciuta e utilizzata, eppure altrettanto importante, è invece la parola apostata.
Si definisce apostata colei – o colui – che commette apostasia, e il significato di apostasia richiama un atto di totale libertà.
Apostasia, che comunemente si riferisce alla religione, deriva infatti dal greco apostasía, termine che rimanda alla “separazione”, alla “divisione”, con il senso di “mettersi in disparte, lontano”, ed è composto da apo, “da”, nel senso di “allontanamento”, “distanziamento”, e dalla radice stàsis, che indica l’atto di “stare”. Apostasia è pertanto l’allontanamento intenzionale da qualcosa, come una religione o, meno comunemente, un partito politico, a cui si apparteneva, e a cui per qualsiasi ragione non si appartiene più. È il “rinnegamento” di tale religione, e il suo consapevole “abbandono”. (3)
All’apostasia spesso segue l’adesione a una nuova religione, quindi la conversione, oppure semplicemente una scelta areligiosa come l’ateismo.
È interessante sapere che secondo il Codice del Diritto Canonico, l’apostasia per un cattolico battezzato – in età inconsapevole – e dunque il ripudio consapevole e libero della fede cristiana, è un atto estremamente grave. Viene definito delitto di apostasia, ed è considerato una violazione che prevede la pena di scomunica latae sententia.
Al tempo dei processi per stregoneria, gli inquisitori definivano apostate le donne incarcerate, torturate e condannate – le quali spesso si ritenevano buone cristiane e probabilmente lo erano davvero – poiché a detta loro avevano deliberatamente ripudiato la fede cristiana per convertirsi al diavolo. L’ennesima menzogna inferta a povere creature distrutte nel corpo, nella mente, nel cuore, ma non nello spirito.
A oggi, a prescindere da delitti e scomuniche che lasciano il tempo che trovano, e nei confronti dei quali esiste per fortuna la costituzione che prevede la libertà di culto, l’apostasia rappresenta un gesto coraggioso e maturo, che prevede una profonda riflessione e una conoscenza di sé e delle proprie inclinazioni spirituali affatto scontata.
Molte e molti di noi, forse senza nemmeno saperlo, abbracciano deliberatamente l’apostasia, e sono realmente “eretiche, apostate e streghe”. Donne – e uomini – che scelgono per sé, che voltano coscientemente le spalle a una religione a cui non appartengono, e che decidono di imparare a vedere nel buio e di praticare la saggezza.
Le antiche parole di condanna, un tempo impresse come marchi demoniaci sulle “streghe” processate dai loro inquisitori, sono oggi parole di libertà, potenti e sacre, impresse nel cuore delle loro discendenti. Senza più vergogna, senza alcuna paura, ma con coraggio, coscienza e fierezza.
Eretica. Apostata. Strega.
Un tempo furono condanne a morte.
Oggi sono formule magiche, potere interiore, urlo di libertà.
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Note:
1. Cfr Pier Luigi Boggetto, Le streghe di Levone, pag. 87.
2. Cfr. Grado Giovanni Merlo, Streghe, pag. 27.
3. Per i riferimenti etimologici è stato utilizzato il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, di Ottorino Pianigiani; e l’Enciclopedia Treccani
Bibliografia
Boggetto Pier Luigi, Le streghe di Levone. Fra realtà e mito, Hever Edizioni, Ivrea, 2019
Merlo Grado Giovanni, Streghe, Società editrice il Mulino, Bologna, 2006
Pianigiani Ottorino, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, di, Albrighi & Segati, Milano, 1907
Enciclopedia Treccani

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