lunedì 4 novembre 2024

Il caprone dalle corna lucenti

In diverse zone d’Italia, in particolare sulle Alpi e sull’Appennino tosco-emiliano, si racconta dell’inquietante apparizione notturna di una capra dall’ispido pelo nero, che seguiva chi tornava a casa tardi la sera, senza tuttavia mostrarsi, o gli si parava davanti, spaventandolo a morte.
A San Romano, in Garfagnana, veniva chiamata Camiscin ed era descritta come un capretto nero “che quando incontra una persona batte lo zoccoletto per terra e fa schizzare scintille. Si dice che faccia così perché vuole essere seguito nel bosco dove poi scompare quando passa di fronte a una croce o a una maestaina.

giovedì 17 ottobre 2024

La Bufonetta, o la strega calabrone

Una delle tradizioni più radicate della stregoneria è quella secondo cui le streghe, dopo aver addormentato il corpo – probabilmente con l’uso di unguenti a base di sostanze psicotrope – volassero via in spirito. Si credeva che lo spirito di una strega uscisse dalla bocca aperta, e talvolta lo facesse con certe sembianze, come quella del calabrone, della mosca, o quella del topolino. In particolare il bufone – il calabrone – era l’insetto che più si prestava a rappresentare l’anima delle streghe che, uscita dal corpo, si recava al sabba.

martedì 15 ottobre 2024

La strega che cavalca la capra

La tradizione vuole che le streghe cavalcassero diversi tipi di animali nei loro voli notturni, nei quali si identificavano a tal punto da riuscire, secondo certi racconti e testimonianze, a prenderne le sembianze. Uno degli animali più vicini alle streghe è senza dubbio la capra. Non tanto il caprone nero che incarnava lo spirito selvaggio della natura – che poi divenne il diavolo cristiano – e che guidava i sabba notturni, ma la capra come alleata, compagna e spirito animale che certe streghe si credeva avessero. Come narra, fra le tante, anche questa leggenda toscana.

domenica 6 ottobre 2024

La Strega della Parola

La strega della parola tiene fra le dita una lunga e vaporosa penna d’oca, intinge il pennino, e scrive. Oppure fa scorrere la punta della sua penna a sfera su un foglio di carta bianco, e scrive. Oppure ancora non scrive affatto, ma pronuncia, canta, bisbiglia. Sogna, ascolta, e comunica con intenzione e presenza la parola di potere.
La strega della parola fila, come da una matassa invisibile, parole vive e vibranti. Attinge dentro di sé, e attraverso la comunicazione ispirata, crea magia. Magia scritta, magia pronunciata, magia cantata.

giovedì 26 settembre 2024

Ul Ticar, la Strega di Varzo

“Una volta gli abitanti di Oira non dormivano sonni tranquilli, perché di tanto in tanto scendeva dalla Colmine qualche pastore ad annunciare che ul Ticar andava aumentando il crepaccio, e che da un giorno all’altro o da una notte all’altra poteva precipitare sui terreni e sull’abitato, seminando rovina e morte.
Questo incubo dul Ticar aveva indotto oltre un secolo fa certo Della Via a vendere tutta la sua sostanza per 30 svanziche milanesi, mentre il valore superava le 1000.
Come venne originata la voragine che quasi stacca l’enorme macigno dalla montagna?

martedì 3 settembre 2024

Le streghe gatti e volpi e la danza notturna

Le streghe montane, o masche, della Valle Antigorio amavano riunirsi sulla cima del Corno di Cistella, dove “trasformate in gatti e volpi e talora in bellissime fanciulle con le chiome al vento, si radunavano alle ore tre del venerdì e durante le processioni (…) a ballare le loro tregende alla presenza del diavolo.

Cfr. Paolo Crosa Lenz, Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d’Ossola, Edizioni Grossi – Domodossola, 2012, pag. 178.