venerdì 9 agosto 2024

Gli uccelli della Strega

È piuttosto conosciuto il rimando della parola strega alla strige, un rapace notturno che appartiene al folklore e che si diceva succhiasse il sangue ai bambini ed emettesse grida terrificanti. La strige comunemente viene identificata con il barbagianni, ovvero con uccelli simili come la civetta – che soffia e grida – l’assiolo, l’allocco, e via dicendo.
Tuttavia, studiando più a fondo l’origine della parola strega, altri tre uccelli sembrano essere etimologicamente legati a lei, per via della presenza nel termine della stessa radice.
Strega proviene infatti al latino medioevale strìga, e ancora prima al greco strigx, ovvero strige – plurale strigem – “barbagianni”. Il termine pare collegato a “stridere”, ovvero “gridare acutamente e aspramente”, ma è interessante soffermarsi sulla radice star, che ha per significato “emettere gridi”. Da questa radice infatti discende il nome di altri uccelli: dall’antico alto tedesco storah, la cicogna, il latino stùrdus o tùrdus, il tordo, e il latino stùrnus, lo storno.
Se la strega è per definizione assimilabile a un uccello notturno, rapace, simbolicamente legato alla morte, alla visione nel buio, al volo, e per estensione simbolica alla saggezza, l’origine del suo nome la pone al fianco di cicogne, tordi e storni. Uccelli nobili che gridano in modo acuto, aspro, ma sono visibili solo di giorno.
E se vi è differenza fra la strige, ovvero fra un barbagianni, e cicogne, tordi e storni, etimologicamente sono fratelli. La strega è la loro notturna sorella, creatura alata, misteriosa e inconsueta, condivide con loro l’ebbrezza del volo, e il potere del grido, che rompe il silenzio e squarcia il velo che separa i mondi.

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Bibliografia

Enciclopedia Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 1929
Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Albrighi & Segati, Milano, 1907

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