“Venivano da tutte le parti, portate sull’ali del diavolo; erano esse stimatissime donnette che sei dì della settimana andavano a messa e poi il sabato a cavallo d’una scopa trottavano sul Cistella per la tregenda. Oh! Che strani fantasmi nudi al chiaro lunare! Scendevano fino a terra i lunghi capelli; gli occhi lucevano d’un magico bagliore; un’ebbiza gioia scintillava sui bruni volti e come serpi guizzavano l’agili membra, ballando il minuetto.”
Tratto da Giuseppe Venanzio Barbetta, Il Popolo dell’Ossola, 31 dicembre 1909, in Paolo Crosa Lenz, Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d’Ossola, p. 184
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“Sono allegre anche le streghe che saltellano sulla neve ghiacciata, cantando melodie magiche, nel bosco della Sotta, a Trasquera (…). Alla Pioda di Crana prendono forma di bellissime giovani e si riuniscono in varie notti della settimana, dopo l’Ave Maria, per chiassose riunioni.”
Tratto da Germana Fizzotti, Tradizione, folklore e leggende, contenuto in Terra d’Ossola, Lions Club Domodossola, pag. 248.
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Spiriti liberi, le streghe delle nostre tradizioni, che amano danzare e gioire e volare, poi mutano forma, si fanno animali o piccole luci colorate, e continuano a danzare e gioire e volare.
Bisogna però fare attenzione con loro, non bisogna spiarle o mancare loro di rispetto, poiché con la stessa facilità possono assumere forme spaventose e avventarsi spietatamente contro chiunque percepiscano come una minaccia.
Spiriti ambivalenti, dunque, che possono far dono o togliere, guarire o smembrare.
Come la natura di cui fanno parte, e della quale riflettono ogni aspetto.
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