Alcune settimane fa sono stata a Cravagliana, in località Selva, in Valsesia, per camminare sui luoghi in cui è stata raccolta la leggenda della stria del Mulinet, la “strega di Molinetto”. Avevo trovato la leggenda in rete e l’avevo riportata nel mio diario, accompagnandola a qualche annotazione, insieme al racconto del viaggio. Sia il resoconto che la leggenda, così come l’avevo trovata, sono qui. Tuttavia, proprio stasera, mi sono accorta di avere un documento di cui non avevo alcuna memoria: un libricino scannerizzato, compilato e pubblicato proprio nel 1982, anno in cui alcune leggende orali della Val Mastallone, compresa quella della stria del Mulinet, erano state trascritte.
Il libricino contiene infatti niente meno che la trascrizione originale della leggenda.
Riporto quindi con gioia questa versione così preziosa, in attesa di trascriverne una seconda, altrettanto preziosa.
La stria del Mulinet
Leggenda raccolta da fonti orali a Brugaro di Cravagliana nel febbraio 1982
Era la stria del mulinet.
È una storia che raccontavano i nostri poveri vecchi.
Ancora oggi, al Mulinet, lungo la strada del fondo valle, c’è la casa di quei due ai quali capitò questa storia. Il posto era isolato, lontano dai paesi e capitava spesso a marito e moglie di dovere trascorrere veglie solitarie; lui a spaccare le noci, lei a filare la canapa. Fu proprio durante una di queste veglie che una donna sconosciuta entrò in casa e si sedette sulla panca in silenzio. L’indomani tornò, così il giorno dopo e così tutte le sere: entrava e si sedeva sulla panca, stava lì senza dire nulla.
Una sera mentre la donna preparava il “buiet” nel paiolo, la sconosciuta entrò e si mise a ballare e cantare:
“Viva la stria del mulinet,
la pise’n terra, la fa buiet.
Rüga rüga con an dì…,
tasta tasta s’lè saurì.” (1)
L’uomo e la donna stupiti dissero che probabilmente era una pazza vagabonda che gironzolava per i paesi.
Le visite continuarono.
Marito e moglie decisero di ingannare la sconosciuta: lui si vestì da donna e si mise a filare con la rocca e il fuso, lei andò a nascondersi nella camera.
La donna entrò, si sedette sulla panca e osservò divertita l’uomo goffo e impacciato. Dopo un po’ disse:
“La fumna da ier sèi,
fusi filava, fusi ‘distava.
La fumna da stasèi,
‘cinga’ e ‘barcigna’ ma gnanca’n fuso ‘dispigna.” (2)
Si era accorta dell’inganno e l’aveva fatto capire. Questo era troppo! Essere presi in giro da una sconosciuta in casa propria!
“Donna”, disse l’uomo alla moglie, “questa volta le diamo una lezione! Così dicendo prese i ferri dei migliacci e li appoggiò roventi sulla panca. Aspettarono. La donna arrivò all’imbrunire, entrò e andò a sedersi sulla panca, balzò in piedi e scappò fuori dall’uscio urlando dal dolore:
“Povra me del me badess!”
Ma la lezione non era servita perché l’indomani tornò.
“Andiamo in paese”, ordinò l’uomo, “e chiediamo consiglio alla gente. Qualcuno saprà indicarci il modo per liberarci di questa pazza e maleducata intrusa!”
Una comare più astuta delle altre, gli bisbigliò nell’orecchio come fare.
Aspettarono la notte con impazienza.
Venne la notte. La donna entrò… si sedette sulla panca. L’uomo nascondendo a gran fatica la sua agitazione, accese la pipa e uscì. Ad un tratto lo si sentì urlare:
“Le tombe bruciano!
Le tombe bruciano!”
“E la mia?” chiese la sconosciuta.
“La tua brucia più che tutte le altre!” rispose l’uomo.
Allora si udì un gran boato e la donna si avvolse di fiamme, di lampi e sparì.
ERA UN PACALACC! UN DIAVOLO!
Mai più tornò la stria del Mulinet.
Oggi ancora si dice di una donna “c’lè come la stria del Mulinet”. Vale a dire che è una donna attiva che sa portare a termine diverse fatiche… una donna non rassegnata. (3)
***
La Stria del Mulinet, ricorda le molte leggende simili provenienti da varie parti d’Europa, nelle quali vengono narrate le misteriose e spesso sconcertanti visite di una strega, o di una vecchia che ben conosce l’arte della filatura, nella casa isolata di qualche donna, che per motivi ignoti ha attirato su di sé l’attenzione del mondo altro.
La stria, infatti, sa riconoscere chi fila bene da chi fila male, non può essere ingannata, e come spesso accade alle entità selvatiche della tradizione, sparisce nel momento in cui viene pronunciata una frase particolare.
Purtroppo, invece di porle domande, e apprendere quello che, forse, avrebbe potuto insegnare e trasmettere, la donna e l’uomo visitati da lei preferiscono cacciarla via, fino a farla dissolvere in un boato fiammeggiante che ai loro occhi appare come una diavoleria. La stria viene definita un pacalacc, un demonio.
Eppure, ancora oggi, in Val Mastallone vengono chiamate strie del Mulinet le donne caparbie, zelanti e resistenti. Le donne che sanno darsi da fare, che portano a termine i loro progetti, che non si arrendono e non retrocedono. Donne forti, attive, determinate. In una parola, strie.
***
Note:
1. La frase in dialetto valsesiano si traduce così: Viva la strega del molinetto / Piscia per terra, fa la buiet – la polenta / Gira gira con un dito… assaggia assaggia se è saporito.
2. Nella versione qui riportata, la frase è stata in parte tradotta così: La donna di ieri sera, fusi filava fusi “distava”, la donna di stasera, “cigna” e “barcigna”, ma neanche un fuso “dispigna” .” Ho preferito tuttavia riportare la frase dialettale recuperata da una seconda versione della leggenda, in quanto ancora più fedele all’originale orale. Un’ulteriore traduzione approssimativa è questa: La donna di ieri sera, fusi filava, fusi riempiva. La donna di stasera, sbatte le palpebre – ovvero aguzza la vista, si concentra – ma non riempie neanche un fuso.
3. Questa versione originale della leggenda La stria del Mulinet, è tratta da Leggende – Fiabe – Filastrocche. Raccolte da fonti orali in Valmastallone – Alta Valsesia, a cura della Cooperativa “della RIBEBBA”, ciclostilato in proprio c/o Comunità Montana Valsesia il 6 luglio 1982, Cravagliana, pagg. 1-2.
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