Sono molte le formule magiche che secondo la tradizione venivano pronunciate dalle streghe poco prima di spiccare il volo a cavallo di una scopa, di un animale alleato, o semplicemente libere e solitarie nel buio della notte.
Le meno note, che tuttavia sono sopravvissute in certi paesini o fra le montagne dell’arco alpino, magari in forma dialettale, sono le preziose. Sono passate quasi inosservate – e così dovrebbe restare – e sono state risparmiate da sedicenti streghe o congreghe moderne che prendono, snaturano, si intestano e privano di significato ciò che, forse, non andrebbe nemmeno pronunciato.
Nel corso della mia ricerca sto cercando di appuntare queste formule, alcune mi sono estremamente care, pertanto le custodisco così che si mantengano intatte.
Questa, pubblicata nel libro Le streghe di Levone. Fra realtà e mito, è una di quelle che amo di più. Era pronunciata nei pressi di Levone, e fa parte di una leggenda – anche piuttosto divertente – delle vicine borgate Viettone e Crosaroglio:
“Si racconta che, con i loro canti e i loro balli, le masche disturbassero il sonno degli abitanti delle vicine borgate Case Viettone e Crosaroglio, ma chiunque osasse imprecare contro di loro era fatto oggetto di una insolita vendetta: le streghe, a cavallo delle loro scope, e al grido di Pòrtme aot e pòrtme bass, pòrtme fòra d’ij cafàs (Portami in alto e portami in basso, portami oltre le fronde) avrebbero raggiunto le abitazioni di coloro che le avevano contestate, bombardandole di escrementi!” (1)
Al di là della curiosa leggenda, la formula del volo è ispirante e molto significativa. È infatti risaputo che il volo della strega non sia un volo normale, ma un volo oltre la dimensione comune, oltre il limine che divide l’ordinario dallo straordinario, il materiale dal sottile. In questo caso conduce la strega oltre le fronde degli alberi, in altri casi, specialmente in Inghilterra, il volo conduce oltre la siepe. In ogni caso, le streghe passano oltre, accedono a un mondo altro, attraversano o sorvolano.
Certe formule magiche, specialmente quando sono ancora ricordate nei dialetti locali, a prova della loro autenticità, sono un’eredità preziosa. Radici che affondano nella magia più semplice e naturale, più vera. Una tradizione che abbiamo il compito di proteggere e tramandare.
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“Pòrtme aot e pòrtme bass, pòrtme fòra d’ij cafàs.”
“Portami in alto e portami in basso, portami oltre le fronde.”
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Note:
1. Citazione da Pier Luigi Boggetto, Le streghe di Levone. Fra realtà e mito, Hever Edizioni, Ivrea, pag. 140.
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