“Una volta gli abitanti di Oira non dormivano sonni tranquilli, perché di tanto in tanto scendeva dalla Colmine qualche pastore ad annunciare che ul Ticar andava aumentando il crepaccio, e che da un giorno all’altro o da una notte all’altra poteva precipitare sui terreni e sull’abitato, seminando rovina e morte.
Questo incubo dul Ticar aveva indotto oltre un secolo fa certo Della Via a vendere tutta la sua sostanza per 30 svanziche milanesi, mentre il valore superava le 1000.
Come venne originata la voragine che quasi stacca l’enorme macigno dalla montagna?
giovedì 26 settembre 2024
martedì 3 settembre 2024
Le streghe gatti e volpi e la danza notturna
Le streghe montane, o masche, della Valle Antigorio amavano riunirsi sulla cima del Corno di Cistella, dove “trasformate in gatti e volpi e talora in bellissime fanciulle con le chiome al vento, si radunavano alle ore tre del venerdì e durante le processioni (…) a ballare le loro tregende alla presenza del diavolo.”
Cfr. Paolo Crosa Lenz, Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d’Ossola, Edizioni Grossi – Domodossola, 2012, pag. 178.
Cfr. Paolo Crosa Lenz, Leggende delle Alpi. Il mondo fantastico in Val d’Ossola, Edizioni Grossi – Domodossola, 2012, pag. 178.
lunedì 2 settembre 2024
Le streghe animali e la loro discendenza
“Oh! Bello è quassù l’antico paese delle streghe! Ecco i pianori, ov’elle danzavano in cerchio coi cornuti stregoni; ecco le caverne profonde, ove in misteriosi conciliaboli preparavano gli incanti ed i malefizi.
Venivano da tutte le parti, portate sull’ali del diavolo; erano esse stimatissime donnette che sei dì della settimana andavano a messa e poi il sabato a cavallo d’una scopa trottavano sul Cistella per la tregenda. Oh! Che strani fantasmi nudi al chiaro lunare! Scendevano fino a terra i lunghi capelli; gli occhi lucevano d’un magico bagliore; un’ebbiza gioia scintillava sui bruni volti e come serpi guizzavano l’agili membra, ballando il minuetto.
Venivano da tutte le parti, portate sull’ali del diavolo; erano esse stimatissime donnette che sei dì della settimana andavano a messa e poi il sabato a cavallo d’una scopa trottavano sul Cistella per la tregenda. Oh! Che strani fantasmi nudi al chiaro lunare! Scendevano fino a terra i lunghi capelli; gli occhi lucevano d’un magico bagliore; un’ebbiza gioia scintillava sui bruni volti e come serpi guizzavano l’agili membra, ballando il minuetto.
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