Una delle tradizioni più radicate della stregoneria è quella secondo cui le streghe, dopo aver addormentato il corpo – probabilmente con l’uso di unguenti a base di sostanze psicotrope – volassero via in spirito. Si credeva che lo spirito di una strega uscisse dalla bocca aperta, e talvolta lo facesse con certe sembianze, come quella del calabrone, della mosca, o quella del topolino. In particolare il bufone – il calabrone – era l’insetto che più si prestava a rappresentare l’anima delle streghe che, uscita dal corpo, si recava al sabba.
Questa leggenda della Garfagnana rimanda a questa credenza:
La Bufonetta
“A Brucciano viveva una donna che tutti chiamavano “Bufonetta”. Si diceva che questo soprannome le fosse stato affibbiato perché era una strega. Infatti pare che da ragazza, in certe notti, se ne andasse a dei convegni in mezzo ai campi con altre donne.
In particolare si raccontava che una notte alcuni abitanti del paese fossero andati a bussare alla casa dove abitava e avessero avvisato il padre:
“Guarda che tua figlia è giù nei campi che balla, tutta nuda!”.
“Ma com’è possibile?!”, aveva risposto il pover’uomo esterrefatto, “è su in camera che dorme!”
Tutti salirono le scale ed entrarono nella camera della ragazza. Effettivamente era nel letto, dormiva in posizione supina, a bocca aperta; cercarono in tutti i modi di svegliarla, ma non ci fu verso: sembrava morta.
Il padre era ormai disperato, ma proprio in quel momento entrò nella stanza un bufone, che si infilò nella bocca della ragazza. Immediatamente, tra lo stupore di tutti, Bufonetta si risvegliò e confessò di essere una strega.”
La leggenda – o testimonianza – è stata raccolta a Brucciano l’11 Marzo 1988, ed è contenuta in Oscar Guidi, Magia e Stregoneria in Garfagnana, , Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2016, pag. 105.
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